Lo sviluppo delle relazioni economiche tra Italia e Stati Uniti ha accompagnato strettamente il processo di consolidamento dei legami politici e sociali tra i due Paesi. Soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale si sono consolidate collaborazioni fondate su una conoscenza reciproca già molto forte, in parte legata all’emigrazione italiana, in parte alla consuetudine di rapporti e visite dei leader industriali dei due Paesi. Gli investimenti reciproci, così come gli scambi commerciali, riflettono l’eccezionalità del rapporto economico bilaterale, le cui profonde radici si sono rafforzate negli ultimi decenni attraverso vere e proprie partnership strategiche.
Gli Stati Uniti e l’Italia – prima e ottava economia al Mondo – condividono oggi un sistema di valori sul quale è tessuta quotidianamente una fitta trama di interazioni commerciali e finanziarie.
Lo stock di investimenti diretti esteri (IDE) statunitensi in Italia ammonta a quasi 35 miliardi di dollari, mentre il valore cumulativo degli investimenti italiani negli Stati Uniti è vicino a 33 miliardi, secondo trend crescenti in entrambe le direzioni. La posizione degli IDE americani in Italia riflette l’attenzione che da sempre le società e le Autorità statunitensi hanno rivolto al nostro Paese. Nel 1966 il valore degli investimenti americani in Italia ammontava a meno di un miliardo di dollari: l’evoluzione di cui siamo testimoni indica una stabile percezione dell’attrattività del nostro Paese, dal settore manifatturiero all’informatica, dalle telecomunicazioni al settore finanziario.
Sono oggi circa 2.500 le imprese italiane partecipate da multinazionali statunitensi e occupano oltre 300.000 lavoratori; sono quasi 3.000 le società americane partecipate da aziende italiane, che impiegano 250.000 persone sul territorio statunitense.
Prima dello scoppio della pandemia l’interscambio commerciale di beni e servizi ha superato la soglia record dei 100 miliardi di dollari.
Il 10 per cento di tutte le esportazioni di beni italiani sono dirette verso gli Stati Uniti, che rappresentano di gran lunga il nostro principale mercato extra-UE; se consideriamo le sole esportazioni verso i Paesi non appartenenti all’Unione Europea, il peso in percentuale degli Stati Uniti sale a oltre il 20 per cento. Tra il 2016 e il 2019 l’export italiano di prodotti negli Stati Uniti è aumentato di oltre il 26 per cento, superando i 57 miliardi di dollari.
Per tutti i nostri principali comparti produttivi – meccanica, chimica, farmaceutico, moda, mezzi di trasporto, agroalimentare, arredamento, edilizia – il mercato americano ha costituito e costituisce per dimensione, capacità di spesa e innovazione un punto di riferimento, imprescindibile in qualsiasi strategia di internazionalizzazione.
L’Italia è la seconda potenza manifatturiera europea. Vi è un interesse ampio e crescente tra gli operatori statunitensi per la qualità, l’eccellenza e il potenziale innovativo delle nostre produzioni.
Al successo del “Made in Italy” in America si accompagna la costante crescita delle esportazioni statunitensi verso il nostro Paese e si sono rafforzate le occasioni di coordinamento strategico in ambito industriale, a testimonianza di un rapporto economico in costante evoluzione e mutualmente vantaggioso.
Gli eventi di maggiore rilievo in campo economico e industriale nel corso dell’anno saranno finalizzati ad esaminare le dinamiche di mercato post-pandemia, ad offrire strumenti di analisi approfonditi ed aggiornati alle imprese, a realizzare un quadro omnicomprensivo della presenza delle nostre aziende negli Stati Uniti, a presentare le eccellenze italiane in alcuni settori altamente simbolici, e a celebrare le profonde collaborazioni industriali e finanziarie tra i due Paesi.